I senza fissa dimora (anche chiamati barboni, homeless, senzatetto o clochard) tra le persone a elevato rischio di divario digitale sono del tutto particolari, visto che la loro distanza dalle tecnologie informatiche è il risultato di una profonda esclusione sociale non dovuta a fattori geografici o anagrafici.
Si tratta molto spesso di individui che hanno avuto un ruolo nella società, che hanno perduto e per un motivo o per l’altro faticano o non riescono a ritrovare.
Il mondo del sociale porta vanti interessanti progetti per sostenere gli homeless e in quest’articolo vi presentiamo due iniziative innovative sorte ultimamente negli Stati Uniti, che hanno la funzione di rafforzare l’autostima e ridurre il distacco dalla società con l’uso dei social media.
Divario digitale e senza fissa dimora
Storie di vita dei clochard: raccontarle con i video
Lo stesso ideatore del sito, l’ex giornalista Mark Horvath, ha anche attivato un vero e proprio canale televisivo on line, invisiblepeople.tv, in cui gli homeless possono raccontare le proprie storie di vita. Un vlog che narra storie di vita di barboni. I video sono delle semplici interviste realizzate sui marciapiedi di molte città con una semplice telecamera digitale e in seguito caricate su YouTube e Vimeo. L’obiettivo è “rendere l’invisibile visibile” e facilitare la connessione e la circolazione delle informazioni mediante i racconti. l’uomo della strada racconta il proprio mondo e la propria esperienza.
Il Web nei progetti di solidarietà per senza fissa dimora
Il settore non profit italiano opera con numerosi progetti per rafforzare le persone senzatetto, cercando di favorirne il reinserimento nella società. Per far ciò è necessario aiutare la persona a tessere nuove relazioni umane, a recuperare le passate e ad interagire con i servizi pubblici e le persone.
L’idea dell’alfabetizzazione digitale della persona senza fissa dimora dovrebbe, a nostro giudizio, essere un componente chiave dei progetti a favore di questo tipo di disagio sociale. Un tassello importante in tal senso è rappresentato dalla riduzione del digital divide che colpisce il senza fissa dimora: offrire una possibilità di comunicazione in più, che passa dalla creazione di account di posta elettronica e profili sui social networks, può aiutare la persona a ritrovare e creare contatti ed è sicuramente un bagaglio formativo utile in chiave lavorativa.
Anche in chiave campaigning e fundraising puntare su video-storie di vita può rivelarsi particolarmente innovativo ed efficace. Sicuramente può contribuire a ridurre le barriere tra il senzatetto e le persone pienamente inserite in società, le quali possono anche trasformarsi in sostenitori dei progetti a favore dei senza fissa dimora.